Non è mai troppo tardi
L’American Staffordshire Terrier è una razza che sta ottenendo un sempre maggiore successo nel nostro Paese. Dai 13 esemplari iscritti ai Libri Genealogici italiani nel 1990 siamo passati ai quasi 5000 del 2016: un numero maggiore perfino a quello totale degli Am Staf iscritti negli Stati Uniti negli ultimi tre anni. È un risultato molto importante, che premia le qualità di cani veramente speciali. Merito di tanto interesse da parte dei nostri cinofili è principalmente dovuto alle caratteristiche di temperamento di questi cani. Dotati di grande intelligenza, di un animo gentile e affettuoso, in dimensioni contenute concentrano una forza straordinaria e sono in grado di difendere efficacemente le persone che amano e di custodire i loro beni. Da anni poi, i soggetti italiani hanno raggiunto i massimi risultati nelle esposizioni di tutto il mondo, conquistando titoli di Campionato Mondiale, Europeo, Internazionale e Nazionale, e conseguito brevetti di lavoro in varie specialità. Perfino negli Stati Uniti d’America, patria della razza, gli Am Staf italiani sono riusciti a vincere nelle esposizioni specialistiche organizzate dal club statunitense dell’American Staffordshire Terrier, la Staffordshire Terrier Club of America (S.T.C.A.) National Specialty dell’ American Kennel Club (A.K.C.). La situazione dovrebbe essere soddisfacente, ma un tale sviluppo ormai deve essere seguito con attenzione dagli organi cinofili italiani poiché, come spesso accade in questi casi, l’incremento numerico è causa di problemi per una razza. La richiesta induce molti ad allevare anche senza la dovuta competenza, e le conseguenze potrebbero essere l’indebolimento fisico e caratteriale dei cani prodotti in così gran numero e la diffusione di patologie ereditarie. Considerato che in Italia, i primi Am Staf con pedigree A.K.C. vennero importati direttamente dagli States da me, Paco Zanoia (De Paco XZ) e Salvatore Cicchelli (Mississippi Red.). Resta il fatto che prima d’allora altri cani erano già presenti nel nostro Paese, la maggior parte di essi - ha anche dato origine ai primi allevamenti italiani e conseguito i primi titoli di campionato dell’ E.N.C.I. - vennero importati soprattutto dalla Germania con pedigree Verband für das Deutsche Hundewesen (VDH), ma anche da altre Nazioni. Nessuno di questi esemplari presenti in Italia antecedentemente alle nostre importazioni risulta essere stato importato dall’America e nemmeno avere un pedigree dell’A.K.C., come dimostrato dalle ricerche svolte negli anni seguenti presso i registri dei Kennel Club di provenienza. Faccio ancora notare che oggi come allora, l’allevamento italiano è sempre più diviso tra allevatori di Am Staf di esclusiva provenienza e registrazione americana A.K.C., ed allevatori che utilizzano soggetti dei quali la provenienza degli antenati è solo in parte rintracciabile nei registri dell’American Kennel Club. Considerato che - dal 1985, anno del riconoscimento ufficiale della razza da parte della Federazione Cinologica Internazionale (F.C.I.), nessun Kennel Club europeo è mai stato ufficialmente autorizzato dalla F.C.I. all'apertura di un registro provvisorio per l'Am Staf - risulta evidente che la provenienza di tutti gli antenati Am Staf dovrebbe essere definitivamente rintracciabile presso i registri dell’A.K.C. almeno fino al 1936, data del riconoscimento ufficiale dello Staffordshire Terrier Americano nella sua madre patria d’origine: il nord America. E’ altrettanto vero che sia per gli allevatori professionisti, sia per il privato che intenda semplicemente far accoppiare il proprio cane, quello della riproduzione è un argomento serio, che va attentamente valutato, perché allevare, anche solo occasionalmente, è una grossa responsabilità. Salute, carattere e morfologia sono i primi obiettivi ai quali deve mirare un "allevatore" che sia un vero amante della razza. Mi rivolgo invece ora a quei bravi Allevatori di Am Staf che con tanta passione e impegno cercano di emergere o affermarsi in questo momento di grande confusione cinofila per la nostra razza, voglio ricordarvi che oggi e più di sempre, non c’è un futuro nella razza per chi non ha solide e serie basi, vedrete che "gli imbecilli" avranno vita breve, approfittate di questi “tempi grigi” per studiare a fondo ogni dettaglio. Serve una buona preparazione basata sulla profonda conoscenza dello Standard, della genetica, delle linee di sangue e delle reali problematiche di salute dei nostri cani. Vi servirà poi un programma d’allevamento e un curriculum vitae reale - non virtuale - che dimostri i vostri risultati cinofili oggettivamente conseguiti con la vostra selezione, con le vostre generazioni allevate e confermato dalla qualità di vita espressa dalla media dei cani - da voi - così prodotti e ceduti. Tutto ciò, andrebbe fatto in nome e nel rispetto degli animali trattati e delle persone conseguentemente coinvolte. Ciascuno di noi, per ben cominciare, dovrebbe avvicinarsi alla razza, anzi, ad ogni essere vivente, con rispetto, in punta di piedi, stupito di quanto la natura con la complicità di qualche buon allevatore sia riuscita a produrre; stupito di quanto ancora, nonostante tutto, riesca a conservare. Molti di noi invece dovrebbero cercare altrove fonti alternative di sostentamento, sarebbe uno dei primi passi utili per rimettere la selezione al servizio del futuro della razza stessa e più semplicemente del suo Standard. "Tuo amico nella razza."